Miniera Cavallizza (VA)
recenti esplorazioni speleologiche e scoperta di una nuova specie mineralogica unica al mondo.
Il Gruppo Grotte CAI Gallarate negli anni 2010-2011, occupandosi anche dell’ambito delle esplorazioni di cavità artificiali, ha di nuovo preso in considerazione, dopo le prime esplorazioni già effettuate a fine anni 90 e durante il decennio successivo, la miniera di Val Cavallizza, conosciuta anche come Miniera Cavallizza, situata nel comune di Cavagnano – Cuasso al Monte, in provincia di Varese.
Il lavoro svolto ha portato alla completa esplorazione della miniera, al rilievo della stessa e alla scoperta, in collaborazione con diverse Università, di un nuovo minerale mai conosciuto prima e unico al mondo chiamato Chukhrovite-(Ca).
Breve storia mineraria.
La miniera si apre nel granofiro di Cuasso al Monte, roccia conosciuta anche come porfido quarzifero o “porfido rosso”, la stessa roccia rosa per cui Cuasso al Monte è famoso in quanto è la roccia costituente i blocchetti di “Pavè” che lastricano le strade dei centri storici delle città.
Le prime esplorazioni minerarie nella zona risalgono agli ultimi anni del 1800 (circa 1896) dove vennero trovati sulle pendici dei monti sopra la Val Cavallizza degli interessanti filoni di barite e galena che vennero esplorati in profondità scavando alcuni pozzi, tra cui il più profondo di circa 70 metri.
Di questi pozzi all’aperto oggi non vi è più traccia.
Qualche anno dopo si decise di scavare ad una quota inferiore una galleria di traverso banco che potesse raggiungere i filoni dal basso e permettesse, inoltre, il drenaggio dell’acqua dall’interno delle gallerie.
Questa galleria, che in origine doveva essere lunga circa 400 metri, era inclinata verso l’uscita di circa 0,5% in modo da permettere il deflusso dell’acqua senza problemi e permettere ai carrelli carichi di materiale di dirigersi verso l’uscita senza un grosso sforzo da parte dei minatori.
Furono costruite anche delle case in pietra con funzione di officina, ricovero per i minatori, uffici, i cui i resti sono ancora visibili sia all’imbocco della galleria che a qualche centinaio di metri da questo, sulla strada sterrata che conduce all’ingresso.
La miniera fu chiusa nel 1905 a causa del crollo del valore del piombo, forse anche a causa di qualche manovra economica poco indovinata da parte della direzione della miniera, e comunque anche a causa dalla ridotta dimensione del giacimento.
Recenti esplorazioni
La galleria di cui si parla sopra è attualmente l’ unico modo per accedere alle parti sotterranee della miniera.
Sono state individuate ed esplorate anche altre gallerie nei dintorni tra cui una galleria lunga circa 15 metri con circa 130 centimetri di acqua al suo interno che si apre più a monte della galleria principale, ma che non ha dato motivo di grosso interesse, più una serie di piccole gallerie/scavi che avevano più una funzione di sondaggio che di estrazione vera e propria.
La galleria principale, dopo il rilievo da noi effettuato, è risultata essere lunga 381 metri, perfettamente rettilinea in direzione 235° N, con diverse ma brevi diramazioni laterali quasi tutte di scarso interesse.
La cosa interessante di questa galleria è che, dopo essere entrati comodamente in piedi, si abbassa gradualmente man mano che si avanza a causa dell’innalzamento del pavimento che risulta ingombro da massi di diversa natura anche di notevoli dimensioni, arrotondati dal trasporto fluviale.
L’ ipotesi più probabile è che questi massi siano stati trasportati dalle acque provenienti dai livelli superiori soprattutto in occasione di eventi meteorologici importati, oppure è possibile che ci fossero altre entrate, ad oggi non trovate, dal quale il torrente Cavallizza potrebbe essere entrato ed aver trasportato il materiale suddetto.
In fondo a questa galleria si curva decisamente a sinistra e ci si trova alla base di un camino con una bella cascata di acqua gelida che, anche nei periodi di siccità, non si abbassa di portata, che si è stimata essere dell’ordine di decine di litri al secondo.
Il Gruppo Grotte CAI Gallarate ha deciso di risalire questo camino, che successivamente è risultato essere alto 16 metri, usando tecniche speleologiche di risalita in artificiale, complicate dal fatto che il tutto si è svolto per la maggior parte della risalita sotto il getto gelido della cascata.
Tutti gli speleologi erano chiaramente provvisti di muta in neoprene da 4-6 mm ma, sia per il fatto di dover avere le mani libere per le manovre di armo e di corda sia per il tempo impiegato nella risalita, gli speleologi sono stati sottoposti ad uno sforzo tecnico non indifferente.
Per i primi metri della risalita ci si è aiutati con una scaletta di alluminio faticosamente portata fino alla base del camino da risalire che ci ha permesso di guadagnare i primi metri velocemente.
Dopo i 16 metri di risalita si è arrivati ad un primo livello costituito da una galleria pianeggiante di circa 35 metri di lunghezza e direzione 190° N chiusa da un lato da frana e terminante dall’altro, per nostra somma gioia, da un altro camino da cui scendeva l’acqua che ci aveva bagnato finora.
Non solo: questo camino, a parità di portata d’ acqua ed avendo una sezione più ridotta rispetto al primo, ha richiesto ancora un maggiore impegno da parte di noi speleologi.
Dopo un breve consulto sul da farsi decidiamo di tentare la risalita anche di questo camino.
La risalita risulterà di circa 8 metri, dopo di che ci si è trovati davanti ad una galleria inclinata completamente occlusa da massi enormi da cui filtrava l’acqua e da cui è umanamente impossibile passare se non usando un escavatore meccanico o mettendo un candelotto di dinamite……
Le esplorazioni verso l’ alto si possono a questo punto considerare concluse ma abbiamo avuto il piacere di esplorare gallerie sicuramente mai percorse dai tempi dalla chiusura della miniera .
Ritorniamo sui nostri passi ricordandoci che della galleria principale mancano ancora all’appello decine di metri .…e che la galleria principale, prima di piegare a sinistra e dirigersi verso il primo camino, termina in una frana costituita da fango e massi di dimensioni non esagerate.
Iniziamo lo scavo che ci porterà via una decina di uscite e qualche metro cubo di terra e sassi scavati prima di vedere qualcosa di interessante.
Dapprima si è aperto uno “spazio” di circa 7 metri di lunghezza e 1-2 di larghezza, circa perpendicolare alla galleria, costituto da un “residuo” di quello che doveva essere un filone mineralizzato, e poi un buchino che ci fa vedere del nero dall’altra parte….
Dopo ulteriori scavi riusciamo ad allargare il buchino e riusciamo finalmente a passare la strettoia: di fronte a noi si apre una galleria allagata della quale non riusciamo a definire subito la lunghezza, torniamo sui nostri passi ed indossiamo le mute (è il 3 di Gennaio e da queste parti l ‘acqua è fredda….).
Ripassiamo la strettoia e dopo essere entrati nell’acqua, che in alcuni punti arriva quasi alle spalle, arriviamo dopo circa 15 metri alla fine della galleria che purtroppo chiude su roccia facendoci capire di essere arrivati alla fine della galleria principale, senza nessuna possibilità di una ulteriore prosecuzione.
Rileviamo la galleria, facciamo le foto per documentare l’ impresa e torniamo fuori a goderci il panino che ci siamo meritati anche oggi.
Chukhrovite-(Ca).
In contemporanea alle esplorazioni decisamente speleologiche, da qualche anno a questa parte, 2 geologi delle 2 Università milanesi Bicocca e Statale si occupano della parte prettamente scientifica dell’esplorazione.
Prelevando campioni mineralizzati da varie zone della miniera Paolo Gentile e Pietro Vignola si accorgono della presenza di qualcosa di particolare in alcuni di questi campioni.
La collaborazione tra le 2 università milanesi, una ulteriore università belga (le quali hanno messo a disposizione tutti i più moderni apparecchi scientifici che permettono di identificare in maniera univoca una specie mineralogica) e il Gruppo Grotte CAI Gallarate ha permesso il ritrovamento per la prima volta nel mondo di una nuova specie mineralogica: la Chukhrovite-(Ca).
Per la cronaca la corretta pronuncia è Chukhrovite-Calcio….
Il nuovo minerale, dopo tutte le analisi e caratterizzazioni necessarie, è stato sottoposto al vaglio dell’autorità mondiale (IMA) preposta all’ approvazione finale la quale, nel corso del 2011, ha dato parere favorevole all’identificazione del minerale ritrovato come nuova specie mineralogica.
Il nuovo minerale è chiaramente di dimensioni molto piccole ed è stato presentato in Italia per la prima volta a Novembre 2011 nel corso di una conferenza al Museo di Storia Naturale di Milano in collaborazione con il Gruppo Mineralogico Lombardo e tutte, o quasi, le persone che hanno contribuito alla sua scoperta tra cui anche il Gruppo Grotte CAI Gallarate e Paolo Gentile, che fa parte integrante del gruppo.
Pisoni Pierluigi
per il Gruppo Grotte CAI Gallarate Gennaio 2012